martedì 13 dicembre 2011

Commento del Maestro Giuseppe Garbarino

Il Maestro Giuseppe Garbarino ha commentato cosi l'ascolto del disco " I Quintetti di Mozart e Beethoven per fiati e pianoforte".
Desideriamo ringraziare il Maestro per l'importante testimonianza.



......ho ascoltato il vostro CD dei quintetti di Mozart e Beethoven. Molto piacevole, scorrevole, assolutamente godibile. Ma ciò non vuol dir gran che se non si tiene conto dei veri fattori, che determinano questa sensazione all'ascolto,.... degli ingredienti, insomma. Magnifico insieme, prima di tutto nel blocco dei quattro fiati (fra di loro): bel suono, bell'equilibrio nell'intonazione, nel fraseggio dei singoli, preciso e perfettamente centrato nel dialogo col pianoforte. Per quanto riguarda la prestazione del pianoforte registro una solida coscienza interpretativa, pulizia tecnica, bel suono: complimenti!. I due capolavori, nella mia esperienza, vengono da lontano. Mi hanno seguito nel tempo, anche quando insegnavo a Milano, anni fa, proprio questi repertori. Detto ciò.... per "dare più fiato alle trombe"......, comunico a tutti voi una sensazione di assoluto appagamento all'ascolto di queste esecuzioni. Esecuzioni sicure, vissute in un profondità, unita ad una soave leggerezza..( sembrerebbe una contraddizione...ma nella musica tutto può accadere).....Grande rigore stilistico, condotto con maturità, dal quale si alzano momenti di vera poesia, di autentica emozione. Complimenti quindi tutti Voi interpreti per una performance di sì alto livello nella quale ritrovo con vivo piacere una lezione di stile perfettamente calato nella tradizione.

I migliori auspici per il brillante futuro come meritate.

Cari saluti.

Giuseppe Garbarino

lunedì 12 dicembre 2011

Commento del M°. Massimiliano Damerini

Il Maestro Massimiliano Damerini (http://it.wikipedia.org/wiki/Massimiliano_Damerini) solista di fama Internazionale, ha concesso di pubblicare questo suo commento dopo aver ascoltato il disco dei quintetti di Mozart e Beethoven.
Siamo profondamente grati e riconoscenti al Maestro per le bellissime parole.

Dal Maestro Massimiliano Damerini:

.... Finalmente ho avuto un po' di calma per ascoltare il CD dei quintetti.
Non posso dirti altro che: bravissimo! Veramente eccellente! I tuoi colleghi sono effettivamente molto bravi (bel suono, intonazione, insieme...) ma qui il ruolo del pianoforte è fondamentale. 
Trovo che la tua parte ( del Pianoforte n.d.r.) sia suonata con estrema raffinatezza, nonchè con discrezione e massima cura del suono e del fraseggio, da vero camerista di gran classe..... 
...Ti ripeto i miei complimenti per l'eccellente lavoro svolto, e naturalmente ti prego di estenderli ai tuoi bravissimi colleghi!

Articolo su GothicNetwork

 Recensione del Disco Mozart e Beethoven

http://www.gothicnetwork.org/articoli/wide-classique-novita-mozart-beethoven-quintetti-darmonia

Articolo su "Le vie della Musica"

Il cd, registrato live al Teatro Civico de La Spezia nel gennaio 2011, è edito da Colonna d'Armonia



I Quintetti "gemelli"


di Mozart e Beethoven

I due capolavori per pianoforte, oboe, clarinetto, corno e fagotto affidati all'esecuzione
di Piero Barbareschi, Luca Stocco, Michele Naglieri, Giovanni D'Aprile e Massimo Data

di Armin Viglione

Dopo aver letto le illuminati note musicologiche del libretto accluso al cd, firmate da Piero Barbareschi e pubblicate - diremmo doverosamente - anche qui, di seguito all'articolo, ci riesce veramente difficile scrivere sull'argomento altre parole, che non siano pura ridondanza, per introdurre il lettore ai due capolavori che sostanziano un disco assolutamente da ascoltare (e riascoltare, di questa musica straordinaria non si fa mai indigestione). Possiamo però rimarcare l'alta qualità dell'esecuzione, soprattutto l'amalgama perfettamente equilibrato dell'ensamble: "conditio sine qua non" per generare quel cristallino nitore ove rifulgono le trame sonore delle due opere. I plurimi decorsi melodici, le convergenze armoniche (forse Aldo Moro, negli anni '70, quando concepì il paradosso geometrico-politico delle "convergenze parallele", aveva appena ascoltato il quintetto mozartiano, chissà...), la "divina" unità del molteplice che si realizza nelle partiture dei due Maestri, di Salisburgo e di Bonn, esigono un corrispondente, "olimpico" compimento sonoro: obiettivo difficile ma colto in pieno dal Quintetto formato da Piero Barbareschi (pianoforte), Luca Stocco (oboe), Michele Naglieri (clarinetto), Giovanni D'Aprile (corno) e Massimo Data (fagotto). Alla bravura di questi encomiabili artisti va aggiunto un altro elemento, cui Barbareschi fa riferimento nel testo citato, e che l'ensamble riesce benissimo ad esprimere, ossia la gioia.:"Il Quintetto mantiene nel suo svolgimento la serenità e la gioia di condividere insieme l'occasione di fare musica che solo Mozart riesce a trasmettere". Per la verità, non solo Mozart: qualche settimana fa, al Teatro "Savoia" di Campobasso, la formazione tedesca dell'Atos Trio ha eseguito, tra l'altro, il Trio in Do maggiore n° 39 di un sereno e composto gentiluomo, altro gigante della storia musicale, contemporaneo sia di Mozart sia di Beethoven, che rispondeva al nome di Franz Joseph Haydn. E' stata un'esperienza di gioia interiore che solo la musica più alta è in grado di offrire, quella musica che esprime attraverso i suoni un mondo di sentimenti che sarebbe impossibile ricreare in altra modalità. I fortunati spettatori di quel concerto, hanno vissuto tal mondo anche attraverso gli sguardi"complici", le segrete intese, insomma il perfetto, visibile affiatamento di un ensamble che trasmetteva, dal palco alla platea, una duplice gioia: quella propria della creazione haydniana e quella, altrettanto profonda, che gli artisti tedeschi provavano nell'eseguirla. Se il Quintetto Barbareschi-Stocco-Naglieri-D'Aprile-Data riesce (eccome, se ci riesce!) a far trasparire quell'analoga gioia che promana dai capolavori di Mozart e di Beethoven, senza il beneficio della visione ma con il solo ascolto discografico, a maggior ragione dimostra un valore artistico rispetto al quale non possiamo che tributare compiaciuta ammirazione, oltre al nostro plauso convinto e grato.




Note al cd

...con tre accademie mi sono fatto molto onore, e la mia accademia in teatro è riuscita benissimo. Ho scritto due grandi concerti, poi un quintetto che ha raccolto un'accoglienza straordinaria. Io stesso ritengo sia la miglior cosa che abbia scritto nella mia vita...Ah! Come vorrei che voi aveste potuto ascoltare! E come è stato piacevolmente eseguito!...”
Con queste parole, tratte da una lettera scritta al padre nell'aprile del 1784, W. A. Mozart consegnava ai posteri il suo giudizio sul Quintetto K452 appena composto ed eseguito. È raro trovare nell'epistolario un tono così entusiastico nei pur numerosi casi in cui descriveva o annunciava la composizione od esecuzione di suoi lavori. In effetti il Quintetto K452, nel quale l'amato pianoforte si unisce ai fiati, altrettanto amati dall'autore, rappresenta un unicum nella produzione mozartiana perché utilizza solo in questa occasione un simile organico. Al tempo stesso raffinata musica da camera e “divertissement” aristocratico nel quale tutti gli strumenti dialogano con pari dignità, ottiene risultati difficilmente superabili per bellezza e perfezione. Per molto tempo nessun altro autore dopo di lui, a parte Beethoven, affronterà la sfida di comporre qualcosa che potesse se non entrare in competizione con la creazione mozartiana, per lo meno riprendere in considerazione l'accostamento dei fiati con il pianoforte e, nei casi in cui accadde, l'organico era un sestetto, aggiungendo il flauto. Nel 1784 le soddisfazioni per i risultati ottenuti e il gradimento del pubblico viennese sembrano spianare per Mozart un percorso lineare nel quale appare impossibile prevedere momenti di crisi. Mozart è in pieno fervore creativo, e la sua fantasia non conosce limiti. Per chi abbia un poco di dimestichezza con la produzione mozartiana non sfuggirà come nel Quintetto, con una facilità solo apparente ma propria del genio e con una ricchezza di idee disarmante, si ritrovino unite atmosfere tipiche delle sinfonie concertanti, dei concerti per pianoforte e dei divertimenti per fiati. Un esempio su tutti la bellissima frase che compare dopo appena dieci battute del largo introduttivo. Qualsiasi altro autore avrebbe gelosamente ed orgogliosamente sviluppato l'idea. Mozart concede che sfiori la nostra mente per un attimo e ci stupisca, lasciandola poi svanire così come appare, proseguendo nell'introduzione. Il Quintetto mantiene nel suo svolgimento la serenità e la gioia di condividere insieme l'occasione di fare musica che solo Mozart riesce a trasmettere. L'insieme è sempre equilibrato e gli strumenti dialogano in perfetta sintonia senza problemi di sovrapposizione di timbro o predominio dell'uno sull'altro. Culmine di questa atmosfera serena e positiva il larghetto, una sorta di descrizione sonora di una settecentesca arcadia. Conclude il Quintetto un allegretto. Nella sua freschezza e sobrietà dà l'impressione di un lungo commiato con il quale l'autore si separa dagli ascoltatori, che al termine dell'opera vivono quella dolce malinconia e nostalgia che si prova separandosi da cari amici compagni di un meraviglioso viaggio.












                                W,A. Mozart                                                                                                                                  L. Van Beethoven

Ludwig van Beethoven, oltre ad essere il grande ed immortale compositore da tutti conosciuto, fu in gioventù un ottimo pianista molto apprezzato dal pubblico viennese e, cosa da non sottovalutare, dopo la morte del genio di Salisburgo, uno dei primi entusiastici esecutori dei concerti mozartiani, per alcuni dei quali scrisse anche delle cadenze. Una tradizione al limite della leggenda sostiene che ebbe anche un contatto diretto con Mozart nel tentativo di diventarne allievo nel 1787, ad appena 17 anni, contatto bruscamente interrotto per il forzato ritorno a Bonn per la malattia della madre, che morì poco tempo dopo. Il Quintetto op.16 è opera giovanile, scritto nel 1796 ed eseguito per la prima volta a Vienna nel 1797, con lo stesso Beethoven al pianoforte. Il modello è senza dubbio è il K452 di Mozart, del quale ricalca anche la suddivisione dei movimenti. La prima cosa che percepisce l'orecchio dell'ascoltatore è conseguenza della giovane età dell'autore, ancora desideroso di mettersi in luce come esecutore. Appare subito chiaro che il compositore desidera mettere in evidenza le caratteristiche del proprio pianismo e costruisce i quattro movimenti intorno al repertorio di stilemi tecnici e virtuosistici tipicamente “beethoveniani”, nei quali spiccano veloci scale, arpeggi, ottave spezzate e dinamiche contrastanti, che rimarranno una caratteristica inconfondibile anche nella maturità dell'autore. In ogni caso, nonostante questo approccio sicuramente diverso rispetto a quello mozartiano, anche in questo Quintetto i fiati dialogano con la tastiera senza timore di apparire inferiori. Dopo un largo introduttivo solenne e di sapore orchestrale, il secondo movimento - Allegro ma non troppo - scatena un turbinìo di idee musicali, in un dialogo serrato fra i cinque esecutori, nel quale il pianoforte mette in evidenza le proprie possibilità tecniche. L'Andante cantabile, che concede un momento di riposo e scarico della tensione accumulata nel primo movimento, si può senza timore annoverare fra i tempi lenti particolarmente ben riusciti di Beethoven, anticipando le atmosfere delle sonate della maturità e della produzione sinfonica. Il tema iniziale ricorda l'attacco dell'aria di Zerlina “Batti batti o bel Masetto” del Don Giovanni di Mozart ed il movimento si svolge concedendo a tutti gli esecutori, in questo caso realmente cinque solisti, di esprimersi con sezioni di alta poesia e liricità. L'ultimo movimento - Allegro ma non troppo - in ritmo ternario, è una travolgente cavalcata nella quale non cala mai la pulsazione ritmica e che contribuisce a costruire un finale trascinante il quale, dopo un lungo trillo sul quale i fiati ricamano frammenti di tema, bruscamente conclude la composizione con un fortissimo - senza sordino-, come richiede l'autore.
                                                                                                                                                     Piero Barbareschi


L'Associazione Culturale "Colonna d'Armonia" si prefigge di divulgare, nelle più diverse forme, la cultura musicale. Tenendo presente le richieste dell'utenza del territorio si sono identificate alcune modalità che possono contribuire a soddisfare le esigenze degli appassionati. Vi è sicuramente, da parte del tradizionale pubblico che frequenta le sale da concerto, un desiderio di approfondimento che permetta di apprezzare al meglio le proposte concertistiche. Tale approfondimento, specialmente negli adulti, è generalmente affidato ad una personale ricerca storico/critica, che può essere di vari livelli in funzione del bagaglio culturale o della percentuale di "curiosità" per l'argomento. Può essere in questi casi utile un approccio guidato, con ascolti di musica dal vivo o registrata, per approfondire o far scoprire aspetti particolari della storia della musica, riferendosi a particolari periodo storici, biografici o stilistici. Particolarmente apprezzata è anche la preparazione a specifici appuntamenti, nel caso abbiano particolare rilevanza o interesse, per consentire un approccio con l'evento più consapevole e appagante. Contribuire a questa forma di alfabetizzazione ed approfondimento musicale è sicuramente da considerarsi uno degli scopi dell'Associazione. Anche la musica dal vivo - il classico "concerto" - può essere proposto non solo come evento fine a se stesso, ma come punto di arrivo di un percorso formativo che abbia il suo sbocco, con una modalità molto più coinvolgente dell'ascolto della musica registrata, in una performance strumentale di musicisti professionisti. Nell'ottica della valorizzazione e promozione dei giovani che si avvicinano al mondo della musica con l'intenzione di farne il proprio mestiere, l'Associazione istituisce una borsa di studio annuale, nel ricordo del M° Mario Fiorentini, indimenticato didatta ed entusiasta sostenitore della divulgazione della cultura musicale, da conferire a meritevoli allievi segnalati dal locale Conservatorio, Liceo Costa, Media Musicale Pellico.

Articolo su Critica Classica

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